L'invito
è stato quello di partecipare alla gita di due giorni sul versante
marino delle apuane per ammirare il passaggio del disco solare nella
finestra circolare del Monte Forato.
Cosa
c'entra lo yoga con i movimenti del sole e con una gita in montagna?
Fare
yoga significa
anche essere attenti alle fasi salienti dello scorrere
del tempo scandito dai movimenti che avvengono dentro il sistema
solare in cui siamo immersi.
Scandire
il tempo con l'unità di misura dei movimenti astronomici aiuta a
sentirci nella realtà di un divenire proveniente da forze
universali.
La
gita in montagna realizza lo yoga in cammino, ovvero permette di
realizzare lo yoga come unione con l'ambiente che ci circonda. Anche
la vita ci circonda.
Yoga
non si realizza solo su un tappetino ma anche e soprattutto tramite
l'esperienza nella realtà che condividiamo con altri esseri umani,
il pianeta terra con i suoi monti, mari, pianure, laghi, città e
paesi.
È
yoga condividere con altre persone l'esperienza comune di trovarci
sul pianeta terra ed osservare ciò che è possibile condividere
senza preconcetti ideologici, usando gli strumenti che tutti
abbiamo, i sensi, ed una parte dell'intelletto che fa capo alla
logica.
Dunque
questa occasione ci ha permesso di conoscere meglio il gruppo
montuoso delle Alpi Apuane.
Impossibile
non accorgersi della loro presenza, della loro importanza sugli
ambienti che abitiamo e quindi sulla nostra stessa esistenza, intesa
sia come collocazione geo-fisica che come fatto condizionante le
nostre sfere più intime.
Dunque
cosa succede al territorio delle Alpi Apuane?
Appena
si va su si vede lo scempio provocato dall'asportazione di intere
creste, predazione di materiali che sta continuando e che è
obbligatorio far smettere.
L'uomo
che si appropria delle risorse, quello che se ne frega dell'impronta
ecologica, che vive per avere e non per essere, è il responsabile di
questo scempio che va fermato.
Il
gruppo di Apuntrek che ci ha accompagnato nelle due giornate è
rappresentato da Stefano Pucci e da Rosita Biagini, guide
escursioniste diplomate che amano queste montagne e che non
sopportano la distruzione cieca di questa parte del pianeta.
Riporto
qui sotto uno scritto provocatorio, paradossale ed a detta di
Stefano anche poetico; questo è il mio contributo a favore delle
montagne Apuane, buona lettura.
"Davide
e Golia sulle Apuane, ovvero Willow e le ghiande magiche"
Chi
ha visto il film di Willow sa di cosa parlo: di un giovane
apprendista stregone che per salvare una bambina dall'invidia di una
strega viene incaricato di trovare e salvare la bambina. Un
apprendista stregone a cui il maestro consegna alcune ghiande magiche
da usare come armi in caso di necessità. La necessità si manifesta
quando l'inferiorità dell'apprendista stregone si manifesta sotto le
mura del castello del cattivo di turno che dall'alto delle mura
deride il piccolo apprendista, il quale dichiara: "Sono un
potente stregone e posso farti malissimo con queste ghiande!".
La risposta è una risata fragorosa da parte di chi si sente potente
ed invincibile.
Il
finale però è a favore del piccolo stregone che trova molti aiuti
ed usa anche le ghiande lanciandone una contro la strega cattiva col
risultato di sgretolarne, ahimè solo momentaneamente, il corpo.
Willow
si troverà poi a lottare fisicamente fino all'estremo, mettendo in
gioco la sua stessa vita, usando anche lance e mazze.
Golia;
pantaloni neri e camicia bianca, cravatta, tratti del viso orientali
o medio-orientali, un maggiordomo al seguito, sorvola in elicottero
privato le vette marmifere apuane; vede il marmo di Orto di Donna.
Il
suo occhio frontale è una pistola laser, simile a quella che noi
usiamo al supermercato e con quella pistola inizia a fare la spesa
puntandola sulle cave.
Cinquanta
metri cubi di Orto di Donna, ottanta metri cubi di Pizzo
dell'Uccello, trenta metri cubi di Solco di Equi, sessanta metri cubi
di Passo della Focolaccia. Totale duecentotrenta metri cubi, in
blocchi od in ciottoli non importa, ormai il marmo non interessa più
in quanto marmo ma in quanto carbonato di calcio, richiestissimo.
Questo
moderno Golia è super fornito di petrol-dollari o sudor-dollari, le
ricchezze accumulate col sudore e con la vita dei tanti orientali
sottopagati e sfruttati.
Questo
moderno Golia distribuisce potentissime seghe diamantate che sono in
grado di affettare le Apuane come fa il coltello con una torta.
Dall'altra
parte Davide che ultimamente si fa chiamare Stefano, abbigliamento da
montanaro, tratti del viso sorprendentemente arrotondati, da
ligure-apuano mischiato con chissà quale razza forse proveniente dal
mare, non ha i tratti taglienti del garfagnino classico, la sua
voce non è affilata. Parla con voce calda, misurata, mischia la
contemplazione della bellezza alla rivendicazione dell'appartenenza.
Ha capito che per arginare Golia dovrà coinvolgere tutte le forze
Apuane, umane e culturali; se potesse smuoverebbe anche quelle
selvatiche, le anime dei boschi apuani, e prova a farlo.
Usa
tutto quello che trova per arginare il Golia predatore di turno, usa
le storie, gli antenati, i segni degli antichi impressi sulle rocce,
ha stretto un patto con la sua terra e con la roccia apuana.
Una
delle ultime sue armi è un trombone fatto con la buccia di castagno
che suona in direzione del cielo; spera, con quelle vibrazioni, di
mandare in tilt le apparecchiature elettroniche dell'elicottero di
Golia.
L'ultimissima
sua arma è il Fiordaliso del monte Borla, un bellissimo fiore
simbolo delle Alpi Apuane; Stefano lo agita verso l'elicottero, con
chissà quale intento, come se sollevasse le Apuane intere.
Fiori
e tromboni.
I
fiori in realtà si disfano nel vortice creato dall'elicottero ma
come le ghiande di Willow potrebbero improvvisamente rivelarsi molto
potenti.
Dei
tromboni di sola buccia resta un robusto palo di castagno, un
possente randello lungo quanto l'altezza di un uomo.
Come
Willow, nemmeno Stefano sembra adatto a lottare fisicamente, tuttavia
il batacchio di castagno appena sbucciato per fare il trombone è
bianco e durissimo, perfetto per dare pesanti bastonate.
Dovrà
Stefano, come Willow, arrivare a battersi per la sua identità, per
la sua terra, per i suoi ideali?
Il
pennato poi, simbolo archetipo apuano e non solo, è una vera e
propria arma bianca, dorso del ferro nero e lama lucente, e pende dal suo
fianco...
Nessun commento:
Posta un commento